L’arte non è una tela ben dipinta, nemmeno l’imitazione di una fotografia, è anima che si immerge nel vissuto collettivo nella speranza di donare un contributo. L’arte è pura magia, ci si arriva dipingendo, scrivendo, componendo ma non credo dalle prime note, col tempo, ci vuole tempo e costanza. Una ricerca che solo un carattere determinato può intraprendere, una passione che alimenta il coraggio difronte all’enorme reazione che la stessa può provocare ai cuori increduli degli spettatori. L’arte è un incantesimo che scuote le menti, uno spiraglio tra il qui e ora, tra lo spazio e il tempo. Ogni opera ha un respiro che vibra, intona, racconta, possiede come l’acqua infinite proprietà, pura diventa di vitale importanza non solo per l’artista che ne prende atto divenendo eroe della causa, ma per l’intera umanità. L’arte risiede ovunque, ma non tutti ne sono coscienti. (Casa Museo Sotto l’Etna)
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Via Montenapoleone Pittura Impronte Milano – In una metropoli solo in pochi vivono, tutti gli altri sopravvivono. Immaginate poi a New York, dove negli ingorghi dell’indifferenza umana, il cuore e la mente viaggiano tra una fermata e l’altra della metropolitana. Quest’agglomerato di caos però ha un’anima. Da scomporre. E da riscrivere con un altro linguaggio. Non quello del distacco alienante che contraddistingue uomini chiusi nel paltò, ragazzi assordati dalla musica di una cuffietta e donne abbracciate soltanto alla propria borsetta. E in questa distesa di sabbia, che nasconde il tesoro dello spirito multiforme, c’è qualcuno che vuole scavare, trivellare l’involucro di quest’epoca in cui ci siamo rinchiusi, trovare l’acqua che nutre quell’anima e la risveglia dal torpore. Sgretolando pian piano le apparenze ecco che si può toccare con mano la verità. Magari proprio attraverso i piedi, in contrasto con la più usuale automazione che ci porta a tendere le braccia, protenderle in avanti e frugare con le dita tra le cose della vita. Nel primo caso è più facile mantenere il controllo, non perdere l’equilibrio, graffiare e poi ritrarre il gesto, afferrare e poi mollare, appigliarsi e cercare di non cadere. Con i piedi invece no. Con i piedi invece puoi trasferire energia nella direzione che vuoi, puoi marciare, saltellare, piroettare o semplicemente passeggiare, ma senza bluffare. In una parola, ti puoi rivelare. O meglio, svelare. Questo è il senso di “Imprints”: tendere l’orecchio e ascoltare in silenzio quello che la gente ha da raccontare attraverso il corpo, partendo dall’espressione estetica e formale, ma andando al di là di essa. Ecco che allora salteranno fuori inconciliabili identità di una stessa persona, o magari, identiche emozioni di un popolo intero; e nello stesso tempo, la cultura underground, le ferite della storia, la dignità di un quartiere, le voci di un dolore. L’isola semantica di libertà e verità si ergerà da questa terra brulla. E verrà poi incorniciata per diventare opera ed essere finalmente mostrata. E solo chi utilizza come strumento l’amore e la creatività, la profondità e il suo alfabeto, può diventarne il tramite. L’interprete. Questo è l’artista. Questo è Claudio Arezzo di Trifiletti: colui che sa raccontare una storia tutta da inventare. (Assia La Rosa) / DOMENICA 04 FEBBRAIO 007 GIORNALE DI SICILIA – PAG.34 “ La mia Arte per la Pace”.