E’ stato un lungo viaggio, Desideravo da tempo tornare per comprendere, La Sicilia è una terra che non ha eguali in cima al mondo com’è vero che il Tibet è seconda patria spirituale nel mio essere. La Sicilia ha una voce che ti guida all’origine, all’ombelico delle emozioni. Memoria che racconta attraverso le semplici cose, il guardare di un aquilone. Ogni passo è un volo sempre più in alto, Lo spirito candido racconta attraverso il viaggio, Profonda è la radice che ha soccorso e guarito, Sotto le onde del mare risiede respiro, Una scoperta era l’origine. Non esisteva divisione di mondi, il Tutto era Uno, Pulsante è la vita di ogni particella di creato, Stringimi forte fammi sentire il tuo affetto, Energia di buone azioni è il giusto nutrimento, Una terra che riconosce l’appartenere all’isola del mare, Una pietra che abbraccia l’infinitesima parte del sogno. Nobiltà della realtà, riflesso dell’anima che aleggia senza distinzione di colore, Una sola voce dolcemente sussurra calore, La soluzione custodisce azione, Spirituale è la forma, Meraviglia caritatevole, Un pozzo di nettare diretto al fiore, Vento soave accarezza lo spazio, Figli del tempo sono le creature che scandiscono l’avvenire, Pace è condivisa in ogni saluto di speranza. (Trapani Visionaria)
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La Radice in fondo al Mare
Mi trovavo in un Convento a San Giovanni Rotondo, ero in pellegrinaggio con la compagnia della parrocchia, un viaggio improvvisato e sentito. Un pomeriggio scesi in cortile e incontrai un sacerdote bislacco, profondo e leggero. Dopo breve parola, intenso affetto, entusiasti dell’incontro, abbracciati in preghiera, mi volle donare un raro testo chiedendomi di andare a trovare un caro anziano amico del seminario. Mi consegnò Il Poema dell’Uomo Dio, precisamente il terzo volume di tre, circa settecento pagine scritte da Maria Valtorta in letto di morte. Ci riabbracciamo e felice mi ricordò che al mio rientro in Sicilia sarei dovuto andare dal suo caro amico che risiedeva in una Chiesa arroccata ai piedi di Acireale. Avevo ventisette anni, un vespone grigio e tanti sogni, ero affamato da potermi permettere di viaggiare nel tempo attraverso quelle pagine così dolci e piene di candore. Ieri sera parlando con la Zia José, che giustamente mi rimproverava come mai non gli avessi fatto gli auguri di Pasqua, mi è tornato in mente un racconto di Gesù che paragona il cuore alla terra, e il dolce rimprovero l’ho sentito come rendere il cuore ancora più fertile. Oggi a distanza di vent’anni comprendo quell’ultimo testo da me letto, come l’iniziazione all’etere. / La Pietra d’Ingresso, La profondità di due rette connesse all’Universo, Alba Tramonto Mondo saturo di tessuti, Intelligenza Collettiva.