Che stupida creatura hanno reso il genere umano. Secoli fa avevamo tutti i pidocchi, farsi un bagno caldo era un lusso, oggi siamo chiusi dentro un grande fratello, noi insieme al pianeta facciamo parte di un grande esperimento. Precedentemente potevo essere Davide, padre di Salomone, ma oggi, la sera è un problema con le zanzare, agguerrite come non mai. Dolci delfini avvertono gravi insidie. Quando avevo un terrazzo (Casa Museo Sotto l’Etna), i vasi erano mondi, le piante torri, le radici antenne attraverso le foglie. Avevo due tipi di papiri, e dentro la vasca (pila) anche le ninfee e qualche pesciolino. Una volta cresciuto il papiro lo trasferii dentro una gebbia (Terre di Martorina – Rg). Era il compleanno di mio padre, ed ero felice perché da Catania, avevo fatto ascoltare a quelle radici buona musica, non vedevo l’ora potessero trasmetterla all’acqua per l’irrigazione nei campi. In seguito misi anche delle carpe che condividevano quell’oasi insieme a qualche rana. Dopo anni, e non poche discussioni, trovai il papiro seccare fuori dalla gebbia, e una rete ultra sottile che non permetteva più alle signore libellule benedire l’acqua. Ricordo la ritualità nella preparazione dell’organico, portare al terreno memoria di un momento di casa, vivevo in simbiosi con stelle e candele, sogni del mattino. Mangiare un frutto appena raccolto, sentire il consiglio su dove posizionare il seme. La ritualità del saper vivere. In questo momento la pioggia sta componendo musica.