confusion

Col tempo provavo sempre più fastidio per la confusione, non quella del mercato dove risiede l’orecchio del popolo, ma quella della gente che si riuniva per sindacare, innalzare un rumore che imitava il suono, ma che in realtà risiede in dimensioni opposte. Preferivo stare solo, in disparte, non contrastare niente e nessuno, cercare solo l’armonia che tutto nutre e protegge, e a sua volta, trovata, stavo attento a non inquinare quella dimensione che non accetta parole per manifestarsi, echeggia nel profondo silenzio.