23 Ottobre – Novembre 2011 arte di Gabriella Martines / L’unica cosa che posso, o credo d’aver scelto, di creare, costruire solide realtà nel tempo.
Un groviglio di forme e colori a rappresentare la complessità di un artista clandestino con una grande anima. Un insieme di corpi che raccontano la vita che si muove in un tutto unico. Claudio Arezzo di Trifiletti dipinge umane sensazioni attraverso eventi sperimentali, dove stendere un telo in terra testimonia non solo un passaggio ma l’imprints, poiché tutti noi lasciamo un impronta e un segno in questo mondo.
La tua ricerca ha una ricaduta d’interesse sociale a livello globale. Da cosa nasce questa multiculturale “intersezione di visioni”?
<<la mia ricerca non so definirla una scelta totalmente personale, credo ci sia qualcosa in più nella vocazione artistica. L’unica cosa che posso, o credo d’aver scelto, è di creare, costruire solide realtà nel tempo, contribuire ad un processo globale facendo mie le parole di Seneca: “Più volte sono stato in mezzo agli uomini e meno volte sono tornato uomo”. Ma non sarei stato, se non avessi vissuto. La mia ricerca nasce quindi da un attaccamento a tutti coloro che incontro. Credo che io non abbia alcun merito per quello che riesco a sviluppare, il merito è solo della pazienza, del silenzio che riesce a farsi ascoltare dal mio cuore. Quello che intendo dire è che quando si arriva a questa fase si è pienamente coscienti che l’Arte non è l’opera in sé, ma quello che risiede dietro l’opera.>>
Si può definire la tua una forma di arte metropolitana?
<<Non posso essere classificato solo come artista metropolitano. Anche gli “Imprints” sono una manifestazione metropolitana, ma tutto serve per creare altro. Senza le performance non potrei fare le installazioni e senza le installazioni non arriverei a partorire i video o a fotografare, a scrivere, e così via, a lasciarmi trascinare dal fiume impetuoso che non mi lascia mai un attimo.>>
Ritieni che l’arte abbia ancora oggi un valore salvifico?
<<La salvezza proviene dalla Luce e l’Arte può solo raccontarla, può anche farcela vedere ma non è luce. Però, anche se non è luce, resta il mezzo più veloce per narrarla. Quindi, posso affermare che l’Arte sia la forma più immediata per mostrarci la Verità, ma non è Verità. Picasso diceva: ” L’arte è un’inganno che ci racconta la Verità”.>>
Quale attività artistica, fra quelle che hai sperimentato, ti rappresenta maggiormente?
<<Non posso rinnegare o premiare nessuna forma in particolare. Ad ogni forma d’Arte sono grato perché mi ha formato. Ma potrei affermare anche che domani tutto questo mi porterà ad altro ancora. Sono grato alla Vita che mi ha mostrato in tutto quello che era ciò che sarebbe stato. E ringrazio tutte le salite, i roveti, le buche, e tutti gli imprevisti che erano scritti nel mio percorso, perché mi hanno raccontato una storia in più>>.